Gruppi di Psicodramma per preadolescenti e adolescenti
Premessa
“Un ragazzo racconta questo sogno: avevo un incidente, venivo investito da una macchina e perdevo conoscenza, poi andavo in ospedale dove mi curavano, ma quando uscivo avevo la sensazione strana che mi avessero messo la testa di un altro o forse era la mia testa con il corpo di un altro. Il sogno esprime bene come la crescita sia una fase di tensione trasformativa delle mente e del corpo: più che del non essere né carne né pesce si tratta infatti per il ragazzo di come fare ad essere insieme carne e pesce. L’adolescente avverte in pieno l’urto di questa tensione trasformativa e il tumulto di esigenze adulte mescolate a bisogni infantili. Comprendere questa condizione è una premessa indispensabile per ogni strategia relazionale”
(Donata Miglietta)
Crescere e formare la propria identità: com’è possibile?
Il compito evolutivo del crescere e individuarsi è molto difficile, bisogna elaborare la perdita:
- del proprio corpo infantile
- della propria identità e del proprio ruolo infantile
- dei genitori vissuti in modo infantile
Oltre a queste difficoltà “naturali”, nel portare a termine questo compito si aggiungono anche alcune delle seguenti problematiche:
- difficoltà nella relazione con i genitori e con gli adulti in generale, spesso caratterizzata da una mancanza di equilibrio tra i ruoli e dalla simmetria relazionale
- la presenza di una tecnologia sempre più controllante e invasiva
- i sempre crescenti e accesi conflitti familiari; in modo particolare le separazioni coniugali, complesse da gestire ed elaborare, in primis dai genitori stessi
- le derive narcisistiche della società moderna e il conseguente investimento sociale/familiare nei confronti delle nuove generazioni: spesso i giovani si trovano a seguire strade già designate da altri e ad hanno difficoltà a trovare i propri sogni e il proprio posto nel mondo
“In genere, nei contesti patologici, i bambini sono allevati all’interno di regole improntate alla dipendenza, all’adesione ad aspettative e a ruoli funzionali a soddisfare esigenze narcisistiche o carenze interne dei genitori”
(Angela Sordano)
Oggi i nostri ragazzi presentano diversi e complessi disagi e sperimentano un vuoto che può essere colmato/anestetizzato soltanto da sostanze o comportamenti tossici, attraverso la fuga dalla realtà, cercando riparo nei rifugi della mente (John Steiner). Tutto questo si trasforma in profonde difficoltà relazionali, sia a livello familiare che scolastico. Spesso nella mia pratica clinica e nel mio lavoro a scuola mi capita di “sentire” questi vuoti: nello scontro violento contro gli adulti, nel bullismo, nella disattenzione, nell’irrequietezza, nella scarsa motivazione scolastica, nella difficoltà a “tenere” a mente il sapere che gli adulti trasmettono, nel rifiuto della relazione con loro e nella fuga da questo rapporto sempre più scomodo e ostile.
Obiettivo
L’Isola che non c’è è uno spazio protetto in cui i ragazzi, attraverso il supporto del gruppo e la presenza di una psicoterapeuta COIRAG, possano fare esperienza di tutti gli aspetti positivi ma anche spaventosi di un viaggio alla ricerca della propria identità e di un equilibrio nel rapporto con gli adulti.
L’isola che non c’è prevede gruppi a termine con ragazzi della fascia d’età 11-13 e 14-17, condotti con la metodologia dello Psicodramma Analitico.
La Psicodramma Analitico è uno strumento prezioso che alternando il gioco alla parola consente al pensiero individuale e di gruppo di svilupparsi, rendendo possibile l’elaborazione di alcune tematiche complesse, come quelle citate sopra, consentendo la trasformazione dei sintomi in opportunità di cambiamento e la costruzione di una propria identità e di una giusta distanza relazionale.
Questo spazio ha il compito di supportare i ragazzi nelle difficoltà
- individuali ed esistenziali: chiusura/inibizione relazionale con conseguente ricerca di gratificazione in comportamenti a rischio o di dipendenza, come l’uso di smartphone/tablet/videogiochi
- familiari: conflitto con i genitori o tra i genitori nei casi di separazione in avvio o già avvenuta
- scolastiche: rapporto conflittuale/problematico con gli insegnanti e con i compagni, isolamento sociale, disinvestimento circa il proprio percorso scolastico con conseguente ripetizione di esperienze fallimentari o abbandono scolastico.
In altre parole, l’obiettivo di questo percorso è permettere ai ragazzi di crescere e individuarsi.
Conclusioni
L’isola che non c’è è un’idea che nasce non soltanto dalla mia personale esperienza con i gruppi e con lo psicodramma analitico ma anche dalle letture di fiabe e romanzi inerenti l’età evolutiva e dall’approfondimento di alcuni testi di colleghi che si occupano di queste preziose tematiche.
Per questo sento di dover fare alcuni ringraziamenti.
Ringrazio lo scrittore J. M. Barrie (Le avventure di Peter Pan) per averci creativamente trasmesso come la crescita non sia soltanto “tutta meravigliosa” o “tutta difficile” ma che questi aspetti si intreccino e si scontrino continuamente, ed è proprio questa la difficoltà che comporta crescere, non soltanto per i ragazzi ma anche per tutti noi!
Ringrazio in modo particolare la Dott.ssa Donata Miglietta, che non conosco personalmente ma che con i suoi scritti inerenti i gruppi in età evolutiva ha acceso in me il desiderio di lavorare con i bambini e gli adolescenti in gruppo, nella speranza che tutti possano fare un viaggio sull’Isola che non c’è e che, grazie al lavoro terapeutico in gruppo, possano anche tornare indietro.
“Di tutte le isole l’Isolachenonc’è è la più comoda e la più solida: non è troppo grande, né troppo articolata, non ha noiosi stacchi tra un’avventura e un’altra, anzi è graziosamente compatta. Quando voi ci giocate di giorno, dopo averla costruita con le sedie e una tovaglia, non c’è nulla che metta paura, ma nei due minuti prima di addormentarvi, diventa reale davvero. Per questo ci sono i lumini da notte”
(J. M. Barrie)
Dott.ssa Chiara Spadaro